Nel 1889, Fusajiro Yamauchi, di Kyoto, decide di lasciare l’azienda produttrice di cemento nella quale lavora per mettersi in proprio e fabbricare carte Hanafuda, un tradizionale mazzo da gioco a tema floreale sul quale il governo giapponese ha da poco revocato il bando. Yamauchi chiama la sua società Nintendo. Nel 1959, la Nintendo, guidata da Hiroshi Yamauchi, nipote di Fusajiro, ottiene i diritti per mettere in commercio carte con i personaggi della Disney, e nel 1974 entra nel neonato mercato dei videogiochi distribuendo in Giappone la console Odyssey della statunitense Magnavox. Nei primissimi anni Ottanta, durante l’esplosione dei videogame installati nelle cabine a gettoni per le sale giochi, la Nintendo è tra i protagonisti della svolta. In quel periodo sta sviluppando un videogioco che ha per protagonista Popeye, il nostro Braccio di Ferro; nel gioco compaiono anche Olivia e Bluto. Solo che la Nintendo non riesce ad acquisire i diritti dei personaggi, così è costretta ad accantonare il progetto. Ma uno degli autori del gioco, Shigeru Miyamoto, non ci sta e decide di sfruttarne l’impianto cambiandone i protagonisti.
È così che nasce Donkey Kong, che la Nintendo porta nelle sale giochi nel 1981: in uno scenario che ricorda un noto film del 1933 o il suo remake del 1976, il gorilla Donkey Kong, che ha sostituito Bluto nella parte del villain, si erge all’ultimo piano di un’impalcatura; accanto a lui c’è la sua prigioniera, la classica damigella in pericolo, denominata anonimamente Lady nelle brochure del gioco, e molto diversa da Olivia nell’aspetto. Il personaggio giocante che ha sostituito Popeye parte dal basso e, saltando i barili che lo scimmione gli fa rotolare addosso, deve risalire l’impalcatura fino in cima per liberare la ragazza. Questo protagonista non ha più nulla a che vedere con il celebre marinaio americano: è un ometto con i baffi, piuttosto basso e tarchiato, e per ora privo di nome, almeno nella versione giapponese del gioco, anche se Miyamoto lo chiama informalmente Mr.Video. Nelle brochure della versione statunitense del gioco il suo nome è un lapalissiano Jumpman, l’uomo che salta. Indossa un cappello rosso e una salopette rossa su una tuta blu, un abbigliamento che fa pensare a un operaio, un carpentiere. Improbabile che a qualcuno venga in mente che possa essere un idraulico, nemmeno al suo creatore.
Donkey Kong è pronto a invadere il mercato USA tramite la Nintendo of America, l’ufficio della Nintendo a Seattle. L’azienda però è un po’ indietro con il pagamento dell’affitto della sede americana. Il proprietario dello stabile non ne è entusiasta, alla fine si presenta alla Nintendo of America e rimprovera con veemenza il presidente Minoru Arakawa davanti ai suoi dipendenti. L’impetuoso proprietario si chiama Mario Segale; Arakawa e i suoi ne omaggiano lo stile assertivo iniziando a chiamare Mario il Jumpman di Donkey Kong. Il battesimo viene ufficializzato nei flyer americani di Donkey Kong e nel suo seguito, Donkey Kong Jr. che esce nell’82 e che vede Mario – strano pensarlo oggi – nel ruolo dell’avversario da battere: questa volta Mario tiene in gabbia Donkey Kong, e il piccolo Donkey Kong Jr., personaggio giocante, deve liberarlo. Mario è ancora un carpentiere (solo con il videogioco Mario Bros dell’83 diventerà ufficialmente l’idraulico italiano Mario, italiano, pare, più per i baffoni che per il nome). L’82 è lo stesso anno in cui, finalmente, la Nintendo riesce a distribuire legalmente il suo Popeye. La beffa è che l’azienda giapponese viene trascinata in tribunale proprio per il gioco di ripiego che Miyamoto aveva ricavato da Popeye: Donkey Kong. Il nome del videogioco e la situazione di partenza, infatti, richiamano inequivocabilmente King Kong, e la Universal, lo studio cinematografico che detiene i diritti del bestione, fa causa alla Nintendo.
Il fatto è che Kong è il nome proprio del gorilla gigante creato da Merian C. Cooper negli anni Trenta, quel gorilla la cui fama mondiale ha convinto molti – tra i quali Miyamoto, come racconterà lui stesso – che kong sia un termine franco per indicare una generica, grossa scimmia; il paradosso è che Donkey Kong, con il suo titolo, non farà altro che rafforzare questa convinzione. In realtà il nome Kong è nato nella mente di Merian C. Cooper da una combinazione di spunti: Cooper era rimasto affascinato da un racconto sul varano di Komodo e aveva accarezzato anche l’idea di filmare un combattimento tra un gorilla del Congo – la sua ossessione principale – e un lucertolone di Komodo; inoltre amava tantissimo i nomi con la K, come Komodo. In questo mix di suggestioni tra Komodo e Congo, quando si arrivò a definire il progetto del film sul gorilla gigante, questi finì per chiamarsi Kong. Rimase anche l’idea della lotta tra la scimmia e il rettile: proprio nel King Kong del 1933 assistiamo allo scontro tra Kong e un T.Rex. La logica evoluzione di questa sfida non poteva che essere Il trionfo di King Kong, del 1962, un sequel di Godzilla diretto da Hishirō Honda, lo stesso regista del primo Godzilla, quello del 1954. A proposito, con Il trionfo di King Kong, Kong passava dai dieci metri dell’originale a quarantacinque, condizione necessaria per vedersela in modo credibile con il terrificante drago del Pacifico, che raggiungeva i cinquanta metri (nell’ultimo Kong vs Godzilla del 2021, le dimensioni si spingono fino a centodue metri per Kong e centoventi per Godzilla).
La Nintendo vinse la causa, ma è probabile che il primo pensiero di chiunque si sia trovato davanti a Donkey Kong sia corso a King Kong. Ed è probabile che il secondo pensiero per molti sia stato: ma perché diamine questo gorilla si chiama Donkey Kong, cioè Asino Kong? Secondo una leggenda, si trattò di un errore di battitura trasmesso con un fax: lo scimmione avrebbe dovuto chiamarsi Monkey Kong, cioè Scimmia Kong, ma al posto della M era apparsa una D. In realtà Shigeru Miyamoto ha smentito questa voce, dichiarando di aver voluto chiamare il suo gorilla proprio Donkey Kong. In inglese donkey significa “asino” e di conseguenza “testardo”, nello stesso senso in cui noi diciamo «testardo come un mulo»: Miyamoto cercava una parola che significasse “testardo”, il dizionario gli mostrò donkey e a lui sembrò perfetta. Il videogame si sarebbe chiamato Donkey Kong, vale a dire “Grossa scimmia testarda”, o almeno così credeva.
Quanto alla Lady di Donkey Kong, venne ribattezzata Pauline, come la fidanzata di Don James, un membro del team della Nintendo of America. Rimpiazzata dalla Principessa Peach nel ruolo di damigella in pericolo dei videogiochi di Mario, Pauline è attualmente sindaca della città virtuale New Donk City, visitabile dai giocatori di Super Mario Odyssey.
Secondo l’interpretazione più nota, la parola Nintendo significa “lascia la sorte al cielo”.
Bibliografia
Lorenzo Fantoni, Vivere mille vite, effequ 2020
Florent Gorges e Isao Yamazaki, La storia di Nintendo (tre volumi), Multiplayer 2012-2013
Ray Morton, King Kong: The History of a Movie Icon from Fay Wray to Peter Jackson, Applause Theater & Cinema Books 2005
Immagine di copertina: Donkey Kong control panel, rielaborazione da una foto di Ryan Bayne. CC BY-NC-SA 2.0 via Flickr
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